Reflusso - OSTEOPATIAMUGELLO

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Reflusso

COSA CURA

La parte superiore dello stomaco è attirata verso l’alto con il rischio di ernie iatali, mentre la parte mediana e inferiore sono attira­te verso il basso con il rischio di prolasso gastrico. Se l’equilibrio è rotto, la rotazione assiale dell’esofago, che contribuisce all’occlusione cardiale, non agisce più in modo corretto ed è probabile che si sviluppi un reflusso gastrico. Ecco allora che l’osteopata può intervenire con probabilità di suc­cesso mediante l’utilizzo di tecniche manuali dolci (stiramenti, pompaggi, massaggi, ecc.) che cerchino di ripor­tare il necessario equilibrio fra i tes­suti che circondano il cardias. Per il normale funzionamento della funzione gastro-esofagea, devono essere presenti i seguenti elementi generali: diaframma elastico e tonico, buona tensione longitudinale dell’esofago, equilibrio fra pressione toracica e addominale, buone condizioni generali dell’organismo.
Se queste condizioni non vengono soddisfatte si possono verificare un’ernia iatale o un reflusso gastro­esofageo. L’ernia iatale e il reflusso gastro eso­fageo non si presentano sempre insieme ma hanno in comune fattori predisponenti simili. Una causa impor­tante sono l’allentamento dei tessuti connettivi e la perdita di tono basale che si verificano con l’andare degli anni. Ma in queste condizioni si vedo­no tipicamente anche pazienti fra i 35 e i 50 anni.
Ad esempio, con una cifo­si toracica acquisita si sviluppa un cambiamento nel rapporto tra la giun­zione cardi-esofagea ed il diaframma, con una riduzione dell’efficienza sfin­terica. Gli interventi chirurgici provoca­no tensioni disuguali in tutti i tessuti connessi con le cicatrici. Certe occu­pazioni lavorative possono contribuire alla destabilizzazione della giunzione gastro-esofagea. I lavori sedentari contribuiscono al rilasciamento dei legamenti della giunzione gastro-esofagea. Sono tutte cause meccaniche che generano problemi meccanici. I sintomi che più spesso accompagna­no il reflusso esofageo con o senza ernia iatale sono: pirosi, rigurgito, dolore epigastrico o retrosternale aggravato da certi movimenti, per esempio flessione in avanti del corpo; dolori di stomaco, vomito acquoso e filamentoso, alito acido, dolore nella parte inferiore del petto, dolore esa­cerbato da tosse ed espirazione forza­ta, dolore all’ingestione di cibi solidi, cefalee spesso alleviate dal vomito.
L’obiettivo del trattamento osteopati­co varia a seconda del problema che causa i sintomi. Se siamo in presenza di ernia iatale diagnosticata, le sindro­mi di carattere meccanico associate andranno sicuramente ad esacerbare i sintomi obbligando il paziente a con­tinua somministrazione farmacologi­ca. L’eliminazione delle fissazioni meccaniche ed il miglioramento del funzionamento dei tessuti circostanti il cardias, permette al paziente di tra­scorrere via via periodi sempre più lunghi in assenza di sintomi; ciò è importante perchè migliora enorme­mente la qualità della vita del pazien­te e permette al medico di rivalutare la terapia fermacologica nel tempo. I riscontri sono strettamente individuali; il paziente può passare da alcuni gior­ni senza sintomi fino a 2 o 3 settima­ne, arrivando anche ad 1 trattamento di mantenimento ogni volta che i sin­tomi lo richiedano (alcuni anche 40 giorni ma il dato è fortemente sogget­tivo e riguarda esclusivamente la mia esperienza).
Nel caso, invece, in cui ci troviamo di fronte a sintomi perdu­ranti per almeno tre mesi e negatività per patologia organica (es: ernia iata­le) all’esame endoscopico, il tratta­mento, pur non differendo nei modi, può dare risultati anche più soddisfa­centi. In conclusione, è importante sottolineare ancora una volta che la patologia trattata fino ad ora è di esclusiva competenza medica e come tale va sottoposta ad uno specialista specifico. Diverso è il discorso relati­vo ai sintomi accusati dal paziente, sintomi che possono essere affronta­ti, in seconda battuta e con più o meno possibilità di successo a secon­da dei casi, ma che può essere ade­guato contrastare anche con terapie manuali, laddove una visita osteopati­ca appropriata ne riscontri la neces­sità.
Il lavoro dell’osteopata non dan­neggia il paziente; casomai arreca sollievo ed aiuta il corpo a guarire o lenire la sofferenza. Le tecniche proposte in caso di sinto­mi gastroesofagei rientrano perfetta­mente nel dominio di competenza dei fisioterapisti che abbiano voluto approfondire le lesioni meccaniche e funzionali viscerali mediante percorsi di studio adeguati.
Reflusso gastroesofageo ed ernia iatale






Autore: Fabio CONTA Osteopata D.O.

In che modo l’osteopatia può aiutare il paziente ed il gastroenterologo
ll reflusso gastroesofageo è un disturbo dell’esofago. Quando mangiamo, il cibo passa dalla bocca allo stomaco attraverso l’esofago. Tra l’esofago e lo stomaco c’è una valvola. Questa valvola si apre e si chiude. Si apre per far pas­sare il cibo e si richiude immediata­mente dopo che questo è passato nello stomaco. Se la valvola che c’è tra esofago e stomaco non funziona bene, cioè si apre quando non dovrebbe, può capitare che parte del cibo ingerito torni indietro.
Nelle persone che soffrono di reflusso succede proprio questo. Il cibo e i succhi gastrici provenienti dallo stomaco rimangono nell’esofago. Il reflusso gastro esofageo è questo: la risalita in esofago di materiale acido prove­niente dallo stomaco. Ed è proprio la presenza di acido nell’esofago che crea l’irritazione.
Lo stomaco è fatto in modo da sopportare la presenza di acido nel suo interno, l’esofago no e quindi tale presenza provoca dolore, infiammazione e ferite. Anche se è molto comune, il reflusso è un disturbo ancora poco conosciu­to. La maggior parte di persone che ne soffre non lo sa. Quasi tutti, infat­ti, parlano di bruciore di stomaco, aci­dità o iperacidità. Inoltre, spesso i sintomi del reflusso vengono confusi con quelli di altri disturbi considerati meno importanti. In ogni modo, è importante rivolgersi al medico curan­te per descrivere il disturbo in manie­ra corretta. Il medico saprà interveni­re in prima persona o indicarvi lo spe­cialista adeguato per il vostro caso.
Infatti è opportuno chiarire che qual­siasi problematica relativa a sintomi sopra citati vada gestita dalla figura dello specialista gastroenterologo in quanto è necessario giungere ad una diagnosi certa e improntare una tera­pia adeguata per controllare e/o risol­vere il caso.
Esiste, tuttavia, un terreno di competenze nel quale trova col­locazione l’osteopatia, ossia la cono­scenza di tutte quelle alterazioni di carattere funzionale che possono pro­vocare molti dei sintomi descritti, da sole o in associazione ad alterazioni organiche. Introduciamo ora il concet­to di Sindromi meccaniche della regione cardio-tuberositaria. Infatti, un problema in questo zona è un’indicazione corretta all’uso della manipo­lazione. La meccanica esofago cardio­tuberositaria è piuttosto complessa. Si tratta di un’area in cui si incontra­no molte forze in conflitto reciproco, inclusa la trazione meccanica. L’esofago e la parte superiore dello stomaco sono attirate dalla pressione negativa del torace e da quella positiva dell’addome, il che provoca l’insorgere in questa zona di molte patologie.

D.O. DANIELE TOSCHI VESPASIANI OSTEOPATA-FISIOTERAPISTA
P.IVA
SEDE LEGALE VIA FILIPPO LIPPI 22/G, SCARPERIA
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